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Covid e bilanci 2020 – parte 3: le problematiche della valutazione

Mar 14, 2021 | Fisco e contabilità | 0 commenti

Problematiche di valutazione. È questo l’aspetto che anche oggi, come nello scorso approfondimento vogliamo prendere in considerazione. Redigere il bilancio per l’esercizio 2020 infatti, si sta dimostrando una cosa per niente semplice e gli aspetti da considerare sono molteplici.

Nello scorso approfondimento, abbiamo affrontato le problematiche realive alle poste di bilancio dell’attivo immobilizzato; oggi invece ci focalizzeremo sulle poste dell’attivo circolante, in particolare crediti commerciali e rimanenze.

La valutazione dei crediti commerciali

Se considerassimo un campione di imprenditori e chiedessimo loro se hanno avuto ripercussioni negative a casusa del Covid-19, sicuramente ci risponderebbero di sì. Riduzione della produzione, chiusura forzata delle attività, difficoltà a esportare, impossibilità di ridurre il personale dipendente tramite licenziamenti, aiuti statali spesso caratterizzati da un iter lento e difficoltà a incassare, ne sono solo degli esempi.

Oggi vogliamo focalizzarci proprio sull’ultimo punto, ossia la difficoltà riscontrata nell’incassare i propri crediti. Secondo i dati del Rapporto Cerved PMI 2020 infatti, la quota di fatture inevase è progressivamente cresciuta dal 29% al 45% da gennaio a maggio 2020, per poi assestarsi al 37% a luglio 2020. Anche Banca d’Italia mette in evidenza un peggioramento della proabilità di insolvenza delle imprese, che è cresciuta, rispetto al periodo pre-Covid, raggiungendo valori del 3-4%.

Le imprese a causa della pandemia quindi, si ritrovano in una situazione spesso caratterizzata da difficoltà ad evadere le fatture (e quindi dall’altro lato difficoltà a incassarle), tempi di incasso e di pagamento allungati e da una forte contrazione dei flussi di cassa, che è fondamentale monitorare in un periodo come questo.

Bilanci 2020

Ma come impatta tutto questo nei bilanci 2020? A cosa occorre prestare attenzione? Alla luce di quanto sopra detto, gli amministratori delle società sicuramente dovranno interrogarsi in merito alle modalità di valutazione dei crediti commerciali, il cui valore e le cui probabilità di incasso potrebbero essere variate.

Ma come fare?

Principi contabili nazionali

Ai fini della valutazione, gli amministratori devono considerare le probabili evoluzioni future dell’attività, anche se incerte. Non basta più quindi basarsi su indici e considerazioni legate ad eventi passati; occorre monitorare costantemente l’attività e aggiornare i dati alla base di una valutazione prospettica e dinamica.

Sarà quindi necessario adeguare il valore nominale dei crediti al loro presumibile valore di realizzo alla data di bilacio, come previsto dall’OIC 15, sulla base di analisi legate alla probabilità che si verifichino delle condizioni che potrebbero determinare un mancato incasso dei crediti stessi. Per fare ciò è importante adottare una politica di valutazione dei crediti commerciali capace non solo di intercettare termpestivamente, ma anche di valutare, quei fattori che potrebbero determinare una perdita di valore del credito. L’impresa dovrà di conseguenza anche stimare correttamente il fondo svalutazione crediti in base alla presenza o meno di indicatori che evidenzino appunto una probabile perdita di valore.

Principi contabili internazionali

Nel caso di applicazione di pincipi contabili internazionali invece, un aiuto in tema di valutazione, viene dato dall’IFRS 9 e in particoalre dal Expected Credit Loss Model (ECLM). Tale modello permette di stimare il valore attuale delle perdite attese sui crediti, che eventualmente sorgeranno nel periodo che intercorre tra la data di valutazione e la vita attesa dell’attività finanziaria di riferimento. Tali perdite sono ponderate in base alle probabilità di incasso dei crediti. Nella pratica quindi, le perdite vengono calcolate attualizzando i mancati incassi attraverso una comparazione tra i flussi finanziari che ci si aspetta ragionevolmente di ricevere e i flussi finanziari contrattualmente previsti.

Nonostante i principi contabili internazionali spesso si applichino a società di rilevanti dimensioni, è opportuno che anche le PMI implementino i loro modelli di valutazione, adottando i metodi che meglio si adattano all’attuale contesto economico.

La valutazione delle rimanenze

Ulteriore problematca di valutazione in merito alle voci di bilancio dell’attivo circolante, riguarda le rimanenze. Molte aziende infatti, a causa della pandemia, si sono viste costrette a interrompere la produzione o a ridurla notevolemente. Come impatta tutto ciò sulla valutazione di bilancio?

I costi da attribuire alle unità prodotte che suscitano delle perplessità, sono i costi generali di produzione, in particolare i costi fissi. I costi generali sono quei costi non direttamente imputabili ai prodotti. Ne sono esempi: la manodopera indiretta, gli ammortamenti dei beni, le manutenzioni e le riparazioni e i costi della direzione tecnica dello stabilimento.

Le regole generali

In base alle regole generali, i costi generali fissi di produzione vengono ripartiti sulla base della normale capacità produttiva, ossia un livello di produzione che si prevede di realizzare in media in un certo numero di esercizi in condizioni normali.

Si può invece ricorrere al metodo di ripartizione dei costi generali fissi in base alla livello effettivo di produzione, se questo si avvicina molto alla normale capacità produttiva.

Il problema

In un contesto economico come il nostro, caratterizzato dalla pandemia da ben un anno, è palese che per molte aziende non è stato possibile raggiungere la normale capacità produttiva. Tali imprese infatti, hanno raggiunto una capacità di produzione effettiva inferiore a quella normale.

In una situazione come questa, se non vi fosse un aggiornamento del metodo di imputazione dei costi generali, si verificherebbe una sopravvalutazione delle rimanenze. Ad esse infatti verrebbero imputati dei maggiori costi dovuti dal mancato utilizzo della capacità produttiva normale.

La soluzione

L’OIC 13 prevede che l’ammontare dei costi fissi generali attribuito a ogni unità prodotta, non deve aumentare in conseguenza di una bassa produzione o inattività degli impianti.

Come fare quindi?

Sempre l’OIC 13 stabilisce che i maggiori costi attribuiti alle rimanenze in seguito alla ripartizione dei costi fissi sulle unità effettivamente prodotte, devono essere rilevati come costi d’esercizio. Tali costi, detti costo dell’inefficienza, sono dei componenti negativi di reddito, che rimangono a Conto economico e non devono essere considerati nella valutazione delle rimanze.

Il caso opposto

A differenza di quanto sopra analizzato, in questo periodo caratterizzato dal Covid, vi sono state anche delle aziende che hanno raggiunto dei livelli di produzione molto più alti rispetto al solito. Ne sono esempi le aziende che producono dispositivi di protezione personale, disinfettanti o gel igienizzanti.

Anche in questo caso emerge il problema relativo alla ripartizione dei costi generali fissi sulle unità prodotte. L’OIC 13 afferma che la valutazione dovrà avvenire sulla base della capacità produttiva effettiva. In questo modo infatti non solo si rispetta il principio di prudenza, ma si evita anche che il valore delle rimanenze risulti più alto del costo sostenuto per produrle.

La svalutazione delle rimanenze

Oltre al tema della ripartizione dei costi fissi generali, è importante fare delle considerazioni anche in merito alla svalutazione delle rimanze. Le imprese infatti, dovranno considerare l’eventuale svalutazione a causa di valori di realizzo sul mercato inferiori al valore di costo o la svalutazione necessaria a causa di fenomeni di slow moving o di no moving. Questo ultimo aspetto potrebbe riguardare ad esempio casi di approvvigionamento di materie prime per ordini che poi sono stati annullati; acqusito di prodotti stagionali la cui vendite sono poi state bloccate o fortemente ridotte; acqusito di materie prime in settori che poi hanno dovuto chiudere a causa dei provvedimenti governativi.

Quest’anno quindi è importante prestare particolare attenzione alla valorizzaizone delle rimanenze in sede di inventario fisico di magazzino. Attenzione ancora maggiore va prestata a quelle aziende che, prima del Covid, non presentavano i rischi sopra citati e che quindi potrebbero non aver implementato sistematiche procedure di valutazione che tengano conto di queste circostanze.

Immobilizzazioni, partecipazioni, rimanenze e crediti, insomma a redazione del bilancio 2020 non è per nulla facile. Vi sono infatti tante variabili in gioco e numerose analisi da effettuare.

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